mercoledì 20 agosto 2025

I tre mondi di Karl Popper

Mondo 1 -  stati e processi fisici

Mondo 2 -  stati e processi mentali

Mondo 3 -  prodotti fisici del mondo 2

Del mondo 2 partecipano anche altri animali oltre l’uomo, e i nidi degli uccelli, le tele dei ragni, le dighe dei castori fanno parte parte del mondo 3, sono realtà materiale (mondo 1) che veicola stati e processi mentali (mondo 2).

Noi umani, sullo sfondo naturale del mondo 1, siamo immersi nel mondo 3, cioè in realtà materiale prodotta dalla nostra stessa specie, mondo che veicola le paure, i desideri, l’attività mentale irrazionale e razionale, la capacità di trasmettere conoscenze mediante il linguaggio, la storia, la stratificazione sociale in dominatori e dominati…. Immersi soltanto nel mondo 1 siamo stati nel corpo di nostra madre – ma non totalmente, da un certo sviluppo embrionale in poi - dalla nascita viviamo in un mondo culturale, mondo 3.

In questo momento nella stanza in cui mi trovo fanno parte del mondo 1 il mio corpo, quello del cane che dorme sul tappeto qui vicino, una pianta verde, l’aria, la luce del sole che illumina la stanza. Il resto, cioè i muri e il pavimento, i mobili, i libri, gli strumenti vari, il pc su cui sto scrivendo, i tanti oggetti che mi circondano, i vestiti che indosso, gli occhiali con cui leggo... sono mondo 3. Prodotto da lavoro umano.

Questo post, in quanto prodotto mentale materializzato, fa parte del terzo mondo, come qualsiasi prodotto esternalizzato, condiviso, materializzato dell'attività mentale, inclusi i linguaggi, i miti, le religioni, le filosofie, le teorie scientifiche... 

domenica 17 agosto 2025

Il genocidio degli Ebrei

Queste parole, "il genocidio degli Ebrei", fino a poco tempo fa significavano una cosa sola. Un solo significato. Oggi due. Con dimensioni numeriche diverse, certo, i due genocidi degli Ebrei. 

Nel primo e fino a ieri unico erano coinvolti tutti gli Ebrei, invece in quello di oggi non sono tutti ma solo una parte seppur maggioritaria. Al primo genocidio degli Ebrei parteciparono più Stati.  Seppur diversamente, anche a questo secondo genocidio degli Ebrei ancora in corso hanno partecipato e partecipano più Stati, nostro incluso, fornendo armi, silenzio di copertura, nascondimento attivo, propaganda di appoggio, repressione del dissenso. 

E' stata una partecipazione diversa. Noi Italiani, nel genocidio che fu, il primo e unico fino a poco tempo fa, caricavamo gli Ebrei sui treni e li spedivamo in Germania dove finivano nei campi di sterminio. Oggi abbiamo partecipato al genocidio in corso in modi meno visibili e diretti, ma sempre dalla parte dei carnefici, quelli che nel primo genocidio furono le vittime e che, vittime per un giorno il 7 ottbre 2024, nel secondo genocidio si sono trasformati in palesi metodici efficienti carnefici, immediatamente dopo il giorno in cui sono stati vittime.

Vittime per un giorno, poi dopo abbiamo visto tutti di cosa sono stati e sono capaci. Improvvisamente trasformati? O forse  erano diventati già prima carnefici, seppur meno chiaramente? Basta leggere qualcosa della storia dello stato di Israele, e si capisce che già prima la trasformazione delle vittime era avvenuta e si era manifestata, nascosta dalla legittimizzazione internazionale di ogni loro atto di forza, anche fosse aperto terrorismo come fu più volte.

Dunque, noi Italiani abbiamo partecipato al genocidio degli Ebrei primo e secondo, quello subìto dagli Ebrei (tutti) e quello agito dagli Ebrei (una parte maggioritaria), in questo secondo facendo le tre scimmie - sordi ciechi muti. Il nostro comportamento ufficiale si capisce col senso di colpa che abbiamo per come ci siamo comportati nel primo genocidio? O perché siamo vassalli USAti? Non basta. 

Dopo la seconda guerra mondiale siamo stati ufficialmente diversi verso i Palestinesi e verso gli Israeliani pur nella nostra condizione di vassallaggio militare e politico agli USA.

mercoledì 6 agosto 2025

In quel luogo in cui arrivi dove già sei

 Da un post del 2016:

"Io devo venire alla luce là, 
in quel luogo in cui l'Es è come "luogo d'essere"

io posso ritrovarmi e trovare la pace 
solo se so di non essere dove abitualmente sono 
ma di essere dove abitualmente non sono, 

devo ritrovare quel luogo di origine, riconoscerlo, 
lasciarlo apparire e custodirlo. 

Là dove l'Es permane, 
laggiù io devo arrivare."

"... Il frammento parmenideo "E' necessario dire e pensare che ciò-che-è è" diventa per Heidegger "E' necessario lasciar apparire (dire) ciò-che-è e prendersene cura (pensare al di là dell'apparenza e delle parole) affinché sia ciò-che-è". 
 
- E' necessario lasciar apparire ciò che è e prendersene cura affinché sia ciò che è.

"E' rivelativo - scrive Eco - che il gioco etimologico con cui Heidegger rovescia l'interpretazione del detto parmenideo sia esattamente ripreso e mimato da Lacan quando si applica al famoso detto freudiano "Wo Es war, soll Ich werden". Che non viene più inteso nel senso consueto "Là dove era l'Es, dovrà essere l'Io" ma in senso opposto e proprio ricercando un senso originario dei termini che articolano l'enunciato: Io devo venire alla luce là, in quel luogo in cui l'Es è come "luogo d'essere"; io posso ritrovarmi e trovare la pace solo se so di non essere dove abitualmente sono ma di essere dove abitualmente non sono, devo ritrovare quel luogo di origine, riconoscerlo, lasciarlo apparire e custodirlo. Là dove l'Es permane, laggiù come soggetto io devo arrivare. Per perdermi in esso, ovviamente, non per spodestarlo e instaurare al suo posto una parodia di soggettività ritrovatasi."

(U. Eco, La struttura assente)
 
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Mi vengono in mente le parole che Buddha dice a un tale che lo tallonava per sapere che doveva fare per cavarsela meglio nella vita. Cito a memoria. "In ciò che è visto ci sia solo ciò che è visto, in ciò che è sentito ci sia solo ciò che è sentito..." - non ricordo bene come continua, devo ritrovare il discorso. (In ciò che è ricordato ci sia solo ciò che è ricordato, posso continuare qui ed ora.)
 
Lo ho trovato. Continua così"...In ciò che è percepito ci sia solo ciò che è percepito. (Bè più o meno riassume le prime due affermazioni) In ciò che è conosciuto ci sia solo ciò che è conosciuto. (Questa apre altro orizzonte, la conoscenza è a un livello diverso della percezione). Così devi esercitarti. Quando per te ci sarà solo ciò che è visto in ciò che è visto, solo ciò che è sentito in ciò che è sentito, solo ciò che è percepito in ciò che è percepito (forse per Buddha la percezione era diversa da vedere e sentire), solo ciò che è conosciuto in ciò che è conosciuto, allora non sarai più in relazione con quello (ecco perché non ricordavo, non capisco). Quando non sarai più in relazione con quello non sarai più in quello. (Questo lo capisco, non sarai più identificato con ciò che vedi, senti, percepisci, conosci - quindi ora capisco l'affermazione di prima ma solo in parte, perché è proprio da questo momento che inizia una relazione tra me e ciò che vedo sento percepisco conosco, prima vi era immedesimazione). Quando non sarai in quello, tu non sarai né qui né al di là, né in entrambi o fra di loro."
 
(Buddha, Udana 1.10, Bahiya sutta)






sabato 26 luglio 2025

Meno male

 

Si sente dire spesso che manca loro solo la parola. Da un po' di tempo commento con un "Meno male!". Il nostro dominio planetario senza parola non sarebbe avvenuto. Tra di noi diventano dominatori sugli altri soprattutto quegli individui in cui l'aggressività è più spiccata e capace di crudeltà, per cui infine la nostra specie si manifesta con le loro caratteristiche. La storia umana diventa molto spesso la storia dei peggiori di noi, storia dei vincitori, storia di guerre, uccisioni, sottomissioni, sfruttamento di umani da parte di altri umani - i parlanti della Terra, animali tra animali, sono diventati i dominatori di tutto il pianeta proprio grazie allo sviluppo del linguaggio. L'aggressività maligna di alcuni, dominante tra i dominatori, diventa aggressività maligna della nostra specie tutta, sia verso la natura che verso gli altri umani e verso gli animali non umani. Senza la parola tanta dannosità non sarebbe stata possibile.

mercoledì 23 luglio 2025

La solita foto di ramificazioni d'albero in un cielo adatto all'umore


 ... tanto per tornare a pubblicare un post dopo vari anni - almeno qui posso scrivere qualcosa o pubblicare foto senza dover rischiare di vedere immagini che non voglio vedere o veder titoli di cose che non voglio leggere quando lo faccio su facebook - e poi forse chi passa di qui è disposto a leggere più di una decina di parole