sabato 11 maggio 2013

Carattere sublime



"La nostra spiegazione è trasferibile anche nel campo etico, per quello che viene solitamente designato come carattere sublime. Anche questo infatti in realtà deriva dal fatto che la volontà non è eccitata da oggetti che pure sarebbero adatti ad eccitarla, e invece anche allora la conoscenza mantiene il sopravvento. Un tale carattere considera quindi gli esseri umani in modo puramente oggettivo, e non secondo secondo i rapporti che potrebbero avere con la sua volontà. Osserverà per esempio i loro difetti, e perfino il loro odio e la loro ingiustizia verso di lui, senza essere però mosso per questo dall'odio verso di loro; guarderà alla loro felicità, senza esserne invidioso; riconoscerà le loro buone qualità, senza tuttavia desiderare di avvicinarli più strettamente; apprezzerà la bellezza delle donne, senza bramarle. La sua felicità o infelicità personale non lo toccheranno molto; piuttosto sarà come Orazio descritto da Amleto:

for thou hast been
As one, in suffering all, that suffers nothing;
A man, that fortune's buffets and rewards
Hast ta'en with equal thanks. (1)

Egli infatti nel corso della vita e le sue traversie scorgerà meno il proprio destino personale che quello dell'umanità tutta, e di conseguenza si comporterà maggiormente come colui che conosce piuttosto che come colui che soffre."

(1) poiché tu sempre sei stato come uno che, soffrendo tutto, non soffre nulla; un uomo che ha accolto colpi e favori della fortuna con pari riconoscenza

(A. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione)



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